Vedi anche la voce “Fabrizio De André” a cura di Francesco Ciabattoni su The Literary Encyclopedia.
The Publications of Charles S. Singleton
Fabrizio De André (Di Marianna Orsi)
Cantautore della prima generazione, ribelle, contestatore, schivo, colto, anarchico, grande amante della natura e del mare, assiduo frequentatore dei quartieri malfamati di Genova e poi delle campagne della Sardegna, per molti il cantautore italiano per eccellenza.
Fabrizio Cristiano De André nasce il 18 febbraio 1940, figlio di Giuseppe, professore e direttore di diverse scuole e Luisa Amerio, entrambi torinesi, da poco trasferiti a Genova.
A causa della guerra la famiglia si rifugia in un cascinale nella campagna di Asti. Lì cresce Fabrizio, che si affeziona al fattore Emilio Fassio, grazie ai suoi insegnamenti inizia a nutrire un grande amore per la campagna, gli animali e l’ambiente. Nel 1942 lo zio, Francesco Amerio, viene deportato nel campo di concentramento di Mannheim, tornerà, profondamente segnato psicologicamente, alla fine della guerra.
Fabrizio inizia a mostrare interesse per la musica e a dare segni di insofferenza per le imposizioni. Nel 1944 il professor Giuseppe De André è costretto a lasciare Genova e vivere alla macchia a causa di un mandato d’arresto per aver rifiutato di denunciare gli alunni ebrei della sua scuola.
Dopo la guerra i De André tornano a Genova; Fabrizio inizia la scuola elementare in un istituto religioso, ma manifesta presto insofferenza per la disciplina, al contrario del fratello Mauro, studente modello, così i genitori lo iscrivono a una scuola statale. Si fa subito molti amici con i quali passa molto tempo in strada, combinando marachelle e scatenando risse. Nel 1948 Fabrizio incontra Paolo Villaggio, figlio di amici di famiglia, futuro attore, che più avanti diventerà suo inseparabile compagno di avventure.
I genitori, appassionati di musica classica, decidono di fargli studiare violino, Fabrizio mostra da subito un grande talento.
Visto il temperamento ribelle e in seguito alla bocciatura in seconda media, il padre decide di mandarlo a scuola dai Gesuiti, ma Fabrizio viene espulso per aver denunciato le molestie sessuali di un frate, che viene a sua volta cacciato. Finisce le medie alla scuola diretta dal padre.
Si avvicina alla chitarra come autodidatta. Nel 1954 inizia il liceo classico. Poco dopo la madre gli regala una chitarra e assume il maestro colombiano Alex Giraldo, che gli dà lezioni e lo introduce ai classici sudamericani.
Fabrizio entra a far parte di un gruppo di musica country-western, i The Crazy Cowboys & The Sheriff One. Nel 1955, si esibisce per la prima volta in uno spettacolo di beneficenza al teatro Carlo Felice con il suo maestro di chitarra. Dal 1956 inizia a esibirsi regolarmente con i Crazy Cowboys, cantando e suonando il banjo.
Nello stesso periodo si avvicina alla musica francese; insieme al fratello Mauro ascolta Edith Piaf, Charles Aznavour, Jacques Brel, Leo Ferré. Quando, nel 1956, il padre gli regala un disco di George Brassens, Fabrizio resta affascinato dalla commedia umana descritta dal cantautore francese, dal suo interesse per episodi inquietanti, per le debolezze e le contraddizioni dell’animo umano.
Si avvicina anche al jazz e a soli sedici anni entra nel gruppo del pianista Mario De Sanctis, frequentato anche da Luigi Tenco.
Nel 1959 si diploma. Si avvicina alla politica, legge testi anarchici, si iscrive alla Federazione anarchica di Carrara, affascinato dall’ideale di libertà come affrancamento da ogni ideologia e ipocrisia. Considera gli anarchici miserabili che aiutano chi è più miserabile di loro, sente grande solidarietà per chi vive ai margini: prostitute, omosessuali, ladri, alcolizzati, e per il mondo dei carruggi, dei vicoli di Genova.
Cominciano in questo periodo i suoi problemi con l’alcool.
Si riavvicina a Paolo Villaggio; i due ragazzi sono accomunati dal desiderio di differenziarsi dai padri e dai fratelli, uomini di grande successo. Entrambi cercano di allontanarsi dal perbenismo dell’ambiente conservatore in cui vivono. Insieme combinano innumerevoli bravate e scrivono canzoni memorabili, come Il fannullone.
Nel 1960 De André scrive, insieme a Celia Petracchi, la sua prima canzone, La ballata di Michè,
fortemente influenzata dalla canzone francese.
Partecipa ad alcuni spettacoli teatrali. Nel 1961 Luigi Tenco gli chiede di esibirsi durante un suo concerto e Fabrizio interpreta La ballata dell’eroe, che poco dopo Tenco inciderà.
Conosce Enrica Rignon, detta Puny, grande appassionata di jazz, che contribuirà ad avvicinare anche Fabrizio quel genere.
Nel 1961 De André si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, frequentata con profitto anche dall’amico Paolo Villaggio, seguendo le orme del fratello Mauro, da poco diventato procuratore.
Tra il ’60 e il ’61 escono il primo 45 giri, Nuvole Barocche/E fu la notte e poi La ballata di Miché/La ballata dell’eroe, in cui De André dimostra la sua vena anticonformista, trattando temi come il suicidio e l’antimilitarismo, riecheggiando la canzone francese e distaccandosi sia dalla musica angloamericana che dalla musica leggera italiana.
Nel 1962 Puny scopre di essere incinta e la coppia si sposa; a Natale ’62 nasce Cristiano De André.
Lo stesso anno, su insistenza di Gino Paoli, Fabrizio si esibisce per la prima volta a Genova.
Nel frattempo, per mantenere la famiglia, De André lavora come direttore nelle scuole prima dirette dal padre, studiando alacremente per conseguire la laurea in legge e dando lezioni private.
Continua però anche a dilapidare interi stipendi facendo baldoria nei quartieri malfamati di Genova con Paolo Villaggio. Frutto della collaborazione con Villaggio è Il fannullone/Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers, del 1963; diversamente dall’impegno dei pezzi precedenti, questi ultimi si fanno notare per la grande ironia.
Si intensifica anche la frequentazione dei musicisti dalla nascente “Scuola genovese”.
Nel 1964 esce La guerra di Piero, ispirata a Brassens ma anche alla storia di suo zio Francesco; il pezzo passa inosservato, esplode solo nel 1968, diventando brano simbolo della contestazione giovanile.
Del 1966 è la sua versione di Geordie, di Joan Baez, cantata con Maureen Rix.
Nel 1967, a Sanremo, durante il Festival, Luigi Tenco, l’amico e collega che lo aveva preso sotto la sua ala protettrice, si suicida. È per Fabrizio uno shock terribile; nelle due notti successive scrive Preghiera di Gennaio, il cui testo è una supplica a Dio perché accolga l’anima di un suicida.
Dello stesso anno è Volume 1, che contiene canzoni tradotte di Brassens, Preghiera di Gennaio e Si chiamava Gesù, ispirata alla figura umana di Gesù, ispirata alle lezioni di religione del suo insegnate del Liceo. Nell’album si distinguono anche Via del Campo e Bocca di rosa, che trattano il tema della prostituzione, da un lato deridendo la sessuofobia e il perbenismo dominanti, dall’altro dando una visione poetica e profondamente umana del mondo della strada, con un linguaggio nuovo, realistico e lirico allo stesso tempo. Includere nel disco anche i testi delle canzoni, scelta inusuale per l’epoca, facilita enormemente la loro diffusione, molti giovani le imparano a memoria ed esse entrano nel repertorio militante dei movimenti di protesta.
L’opera non manca di destare scandalo fra i benpensanti, la Rai infatti censura alcune canzoni, contrariamente a Radio Vaticana che trasmette Si chiamava Gesù (farò lo stesso con Dio è morto di Guccini). Nel 1967 De André è convocato in Tribunale con i suoi produttori per rispondere a un’accusa di oscenità per Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers.
Nel 1968 Mina incide La canzone di Marinella consacrando De André come cantautore (lo stesso accade con Il cielo in una stanza di Gino Paoli); anche il movimento di protesta lo incorona suo rappresentante.
Tutti morimmo a stento, il primo concept album nella storia della canzone italiana, viene pubblicato nel 1968, contiene canzoni come Il cantico dei drogati, sul fardello della dipendenza, di cui anche lui è vittima. Lo stesso anno viene lanciato anche Volume 3, che contiene traduzioni e la messa in musica della poesia medievale S’i’ fossi foco di Cecco Angiolieri. Il successo è strepitoso, ma è accompagnato da cause penali, censure e da un’inspiegabile assenza di Fabrizio dalle scene, che contribuisce alla creazione del suo mito.
Del 1970 è La buona novella, un concept album in cui De André affronta alcuni dei temi più cari al ’68 (la denuncia degli abusi del potere, la giustizia sociale, gli umili) attraverso le storie di Gesù, Maria, e altri personaggi della storia sacra, ispirate soprattutto ai Vangeli apocrifi. Il successo è inferiore alle aspettative.
Finalmente De André si fa convincere a esibirsi dal vivo.
Negli stessi anni (fino al 1976), in quanto ispiratore della sinistra estrema, viene spiato dai servizi segreti.
Nel 1971 De André incide Non al denaro né all’amore né al cielo, i cui testi sono ispirati all’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters.
Se De André aveva sostenuto le idee rivoluzionarie nel ’68, quasi autorizzandole con le sue canzoni, aveva però sempre preferito un impegno allegorico e poetico più che esplicito. Storia di un impiegato, del 1973, risponde alle richieste di maggiore coinvolgimento, La canzone di maggio e Nella mia ora di libertà mostrano posizioni politiche nette.
Nel 1973 inizia la collaborazione con Francesco De Gregori. Fabrizio ammette di aver passato in quegli anni una fase di crisi creativa e di essersi perciò dedicato alle traduzioni. Dalla collaborazione con De Gregori nasce l’album Canzoni, del 1974, che contiene, tra le altre, Suzanne e Giovanna d’Arco di Leonard Cohen.
Il suo matrimonio è ormai in crisi; nel 1974 Fabrizio incontra la cantante Dori Ghezzi e dopo poco i due iniziano una relazione stabile.
Fabrizio decide di affrontare il pubblico dal vivo, nel 1975, a Viareggio va in scena la prima del suo spettacolo. Fra il 1974 e il 1975 si svolge la sua prima tournée. Le serate sono spesso introdotte dal comico genovese Beppe Grillo. Fabrizio si esibisce sia in locali alla moda, scandalizzando la sinistra, che alle feste dell’Unità (organizzate dal Partito Comunista Italiano) o a quelle di Lotta continua (un movimento di estrema sinistra), spesso improvvisa anche spettacoli gratuiti per chi non può permettersi di pagare il biglietto, destando il malumore dei discografici.
Nel frattempo ha realizzato il sogno di avere una sua azienda agricola, ha infatti comprato una tenuta Sardegna e si dedica alla ristrutturazione della casa e all’allevamento, con l’aiuto del fattore Filippo Mariotti, al quale si affeziona profondamente.
Nel 1977 nasce Luisa Vittoria detta Luvi, figlia di Fabrizio e Dori.
Nel 1978 esce l’album Rimini, ritratto spietato della borghesia, dell’immoralità del potere, del fallimento dei valori del ’68. Contiene Avventura a Durango, traduzione di Romance in Durango di Bob Dylan, che gli mostrerà il suo apprezzamento.
Nello stesso anno Fabrizio è in tour con il gruppo PFM.
In una notte dell’agosto 1979 due uomini incappucciati fanno irruzione nella tenuta di De André e obbligano Fabrizio e Dori a seguirli. La coppia viene sequestrata e resta nelle mani dei rapitori fino a dicembre. Passano la maggior parte del tempo legati a un albero e indossano gli stessi vestiti del giorno del sequestro. Entrambi diranno però di essere stati sempre trattati con rispetto dai rapitori, addirittura instaurano con loro un rapporto di confidenza. Quando, dopo una lunga trattativa, il professor De André paga il riscatto di seicento milioni di lire, Dori viene liberata, seguita il giorno dopo da Fabrizio, al quale i rapitori chiedono perdono. Ghezzi e De André non si costituiscono parte civile contro i sequestratori, il loro amore per la Sardegna e per i sardi non viene scalfito.
Nel 1980 gli viene commissionata la sigla di un programma televisivo che approfondirà i casi degli omicidi di Pierpaolo Pasolini (https://en.wikipedia.org/wiki/Pier_Paolo_Pasolini#Murder) e Wilma Montesi (https://it.wikipedia.org/wiki/Caso_Montesi), De André nutre grande stima per Pasolini e accetta; nasce così Una storia sbagliata.
Nel 1981 esce Fabrizio De André, noto come L’indiano, per l’immagine di un nativo americano sulla copertina. Fabrizio ritiene i nativi americani e i sardi popoli sfruttati, schiavizzati, cacciati dalle loro terre da colonizzatori senza scrupoli. L’album contiene Hotel Supramonte, dedicata al sequestro e Fiume Sand Creek, ispirata al massacro degli indiani Arapho e Cheyenne da parte dell’esercito statunitense nel 1864.
De André riprende i concerti, uno dei quali viene trasmesso dalla Rai, e partecipa al Festivalbar. Nel 1982 parte il suo Tour europeo.
Del 1984 è Creuza de ma, con testi in dialetto genovese che sono un grande ritratto della città ligure ricco di echi mediterranei.
De André riceve numerosi premi e riconoscimenti tra cui quello del Club Tenco; Fabrizio regala la targa ricevuta in premio a Valentino Tenco, fratello di Luigi.
Gli viene offerto di aprire il concerto di Bob Dylan a San Siro, a Milano, ma dopo una lunga riflessione rifiuta. Durante uno spettacolo a Genova, Joan Baez interpreta La canzone di Marinella.
Nel 1985 muore il professor De André, sul letto di morte strappa al figlio la promessa di smettere di bere. Fabrizio supera la sua dipendenza.
Quando Cristiano De André ha quindici anni, vista la bocciatura al Liceo scientifico e il grande talento musicale del ragazzo, Fabrizio lo iscrive al Conservatorio. Cristiano si diplomerà in violino e seguirà il padre nei suoi tour come musicista.
Nel 1989 muore Emilio Fassio, una delle persone più importanti nella vita di De André. Poco dopo muore improvvisamente per un aneurisma anche Mauro De André, lasciando il fratello profondamente sconvolto.
Nello stesso anno Fabrizio e Dori si sposano in Sardegna.
Le nuvole, album dalla forte connotazione politica, esce nel 1992. Contiene, tra le altre, La domenica delle salme, per la quale il regista Gabriele Salvatores gira il video.
Nel 1991, dopo sette anni dall’ultimo, Fabrizio inizia un nuovo tour, si esibisce poi con Ivano Fossati, e al concerto del Primo maggio, a Roma, esegue Don Raffae’ con Roberto Murolo.
Fra il 1992 e il 1993 intraprende la sua prima tournée teatrale.
Nel 1996 esce Anime salve, dedicato ai temi della libertà, della solitudine, dell’emarginazione e a varie figure di “diversi”, come transessuali e Rom. Il brano finale, Smisurata preghiera, è una sorta di testamento spirituale, ispirata alla Saga di Maqroll-Il Gabbiere, di Alvaro Mutis, con il quale stringerà amicizia. La versione spagnola del brano viene inserita nella colonna sonora del film Llona llega con la lluvia, di Sergio Cabrera, tratto dal romanzo di Mutis.
Pure del 1996 è il romanzo Un destino ridicolo, che il cantautore scrive con Alessandro Gennari.
Nel 1997 riparte in tournée con i figli Cristiano e Luvi; un’altra tournée, Mi innamoravo di tutto, seguirà nel 1998. Nell’agosto di quell’anno Fabrizio De André viene ricoverato in ospedale e la tac rivela un tumore ai polmoni; le sue condizioni precipitano a dicembre e l’11 gennaio 1999, dopo due giorni di coma, Fabrizio muore a Milano circondato dalla famiglia.
BIBLIOGRAFIA:
http://www.fabriziodeandre.it/biografia/
Francesco Ciabattoni, La citazione è sintomo d’amore. Cantautori e memoria letteraria, Rome, Carocci, 2016.
Luigi Viva, Non per un Dio ma nemmeno per gioco. Vita di Fabrizio de André, Milano, Feltrinelli, 2008.
Commentary on “Il suonatore Jones” (Julianne VanWagenen, University of Michigan)
“Il suonatore Jones” (Fiddler Jones) is the most famous song from the Genovese cantautore’s 1971 concept-album Non al denaro non all’amore nè al cielo. The album was inspired by nine epitaphs from an American book of poetry by Edgar Lee Masters called The Spoon River Anthology; the title comes from a line describing Suonatore Jones in the opening song “La collina”:
“The Hill” (Edgar Lee Masters, 1915)
Where is Old Fiddler Jones
Who played with life all his ninety years,
Braving the sleet with bared breast,
Drinking, rioting, thinking neither of wife nor kin,
Nor gold, nor love, nor heaven?
“La collina” (Translation, Fernanda Pivano, 1943)
Dov’è quel vecchio suonatore Jones
che giocò con la vita per tutti i novant’anni,
fronteggiando il nevischio a petto nudo,
bevendo, facendo chiasso, non pensando
né a moglie né a parenti,
né al denaro, né all’amore, né al cielo?
“La collina” (By Fabrizio De André, 1971)
Dov’è Jones il suonatore
che fu sorpreso dai suoi novant’anni
e con la vita avrebbe ancora giocato.
Lui che offrì la faccia al vento
la gola al vino e mai un pensiero
non al denaro, non all’amore né al cielo.
Masters’s Spoon River Anthology was the best-selling book of poetry to date in the United States when it was first published in 1915. It is a compilation of 244 free-verse poems, all of which, except the introductory “The Hill”, are epitaphs told from the point of view of citizens of the imaginary village of Spoon River, Illinois, who lie dead and buried in the town cemetery. The book’s success made Masters a sensation nationwide, but since then his name and works, including Spoon River, have largely faded into oblivion in the U.S. In fact, when his face was printed on the U.S. 6-cent stamp in 1970, most Americans could not identify him. Yet, in Italy at that time, his name and work were still well-known and the cantautore, Fabrizio De André, was about to reignite Masters’s popularity with his 1971 album. Francesco Guccini, too, has a song that mentions Masters; his 1974 “Canzone per Piero” in the line “He’s a smart guy, you know, he reads Edgar Lee Masters” [È in gamba, sai, legge Edgar Lee Masters]. The song was the first of its kind be included in the reading list for Italian high school exit exams.
The difference in Masters’ divergent legacies in the U.S. and Italy is largely a result of the very different mythology the figure of Masters and his Spoon River has accrued, which begins with Spoon River’s first translation by the antifascist writer and Americanist, Cesare Pavese, and his student, Fernanda Pivano. The story goes that 26-year-old Pivano, with the help of Pavese, subverted Fascist censors by requesting to publish Antologia di S. River, knowing that ‘S. River’ would be interpreted as an abbreviation of the saintly ‘San River’. The supposed ruse worked and Einaudi managed to get the book past the censors on March 9th, 1943. Pavese and Pivano thus became literary partisans. During the years of the most intense resistance to the Fascist regime, they were subverting the Fascist State and Fascist culture, with pens rather than swords. This story, though widely considered apocryphal, is retold in nearly every new edition, as Spoon River and Italian partisanship have become strictly correlated in the mythology surrounding the book.
When De André released his album in 1971, he included a full-spread interview with Pivano, and in so doing, he linked Pivano’s and Pavese’s original partisanship with his own countercultural stance during the 1970s. He ends the interview thus: “Fernanda Pivano is for everyone an author. For me, she is a 20-year-old girl who begins her professional career by translating a libertarian’s book while Italian society has other tendencies entirely. It happened between 1937 and 1941, when this really meant being courageous,” in a clear reminder of the historical and political stakes.
Fernanda Pivano often remembered how she saw verses of her translation painted on buildings in 1943 and 1944 as a form of youthful subversion of Fascism, while in 1969 Pivano’s translation of the anarchist epitaph, “Carl Hamblin,” was carved on the anarchist-hero Giuseppe Pinelli’s tombstone after his death in relation to police corruption after the Piazza Fontana bombing in Milan.
Antologia di Spoon River was considered to represent a revolt against conformity in Italy during WWII, and when De André released his 1971 album, he guaranteed that legacy. Fiddler Jones, remembered in De André’s “Suonatore Jones”, is the hero of the album and acts as a representation of the cantautore himself.
As a musician, Suonatore Jones resolves the inability to communicate, which De André recognizes, as many others before him, as a characteristic of the modern era. In the album’s first epitaph, “Un matto,” the theme of incommunicability is introduced: “You try to have the world in your heart / and be unable to express it in words [….] You too would go looking / for the words certain to make yourself heard” [Tu prova ad avere un mondo nel cuore / E non riesci ad esprimerlo con le parole […] anche tu andresti a cercare / Le parole sicure per farti ascoltare]. That ‘make yourself heard’, which in Italian is farti ascoltare, becomes lasciarti ascoltare when Jones describes why he plays for those who demand it of him: “you like to let yourself be heard” [ti piace lasciarti ascoltare]. Thus he implies that in the modern world musicians exist in a unique position; they do not have to fight to be heard, listened to, understood, but rather they have the pleasure of people seeking them out to listen. Musicians act as a space of communication for a modern community that struggles to find it.
Beyond the role of the musician, Jones represents the potential of the individual to free himself, to “wake up” liberty and to leave the diverse constructs “protected by barbed wire” [protetta da un filo spinato], which have confined other citizens of Spoon River. Jones chooses to leave the field untilled, and ultimately he leaves the field itself, because, as he says: “I saw liberty sleeping / in the cultivated fields” [Libertà l’ho vista dormire / nei campi coltivati]. This, for both Masters (the libertarian) and De André (the anarchist), is symbolic of a desire to create a society that is not controlled by the religious (Puritan for Masters, Catholic for De André) and bourgeois superstructures that confine individuals to act within certain productive parameters with final goals of achieving heaven and gold.
Check out this video of Jovanotti performing “Suonatore Jones” from the cemetery in Illinois where the man who was supposed to have inspired Edgar Lee Masters’ fictional character is buried.
There is also an interesting documentary, Ritorno a Spoon River, that was made in 2015 by the Italian film-maker duo Francesco Conversano and Nene Grignaffini. It was set in central Illinois and commemorates the centennial of the original publication of Spoon River Anthology.